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Addio Daniza, vittima di amministratori vili e conformisti

di Lorenzo Guadagnucci, su Restiamo Animali

Non si può dire che la morte – l’uccisione – dell’orsa Daniza giunga inattesa. Dal 15 agosto scorso, quando un imprudente e confuso cercatore di funghi denunciò di essere stato ferito da Daniza, la Provincia autonoma di Trentino si è posta un unico obiettivo: catturare l’orsa, ad ogni costo.

L’assessore provinciale competente non ha accettato di avviare alcuna discussione su quanto avvenuto e sugli eventuali provvedimenti da prendere; non ha ascoltato chi faceva notare come il comportamento di Daniza fosse stato logico e moderato, una reazione – contenuta nell’uso della forza- a una molestia subita in presenza dei suoi due cuccioli: il cercatore di funghi anziché allontanarsi, come farebbe qualunque persona di buon senso, si era fermato a spiare i tre orsi, suscitando la reazione protettiva di Daniza, reazione che non è tuttavia arrivata alle estreme conseguenze, come sarebbe stato possibile.

E’ partita la caccia all’orsa con tetragona determinazione. Si è capito ben presto, dalle giustificazioni in nome del totem “sicurezza”, che la vita di Daniza era a rischio. Qualcuno ha anche parlato di abbattimento. Del resto sappiamo che in nome della “sicurezza” sono stati compiuti in questi anni numerosi scempi, secondo una logica da “stato di eccezione” ormai quasi permanente: le istituzioni sospendono cioè le consuete regole di convivenza per compiere interventi straordinari, di norma violenti, invocando la necessità di proteggere i cittadini daminacce vere o presunte (spesso gonfiate ad arte).

Nei giorni scorsi è stato spiegato che la cattura di Daniza – mai davvero motivata, se non appunto con un generico richiamo alla sua pericolosità – sarebbe avvenuta senza l’uso di anestetico ma con una sorta di tubo-trappola. Era un modo per rassicurare rispetto ai rischi connessi con l’uso dei narcotici. Ma della sorte di Daniza, del suo futuro, agli amministratori del Trentino importava ben poco, protesi com’erano a dimostrare alla cittadinanza la loro risolutezza nel garantire la “sicurezza” dei cittadini. Infatti Daniza è stata uccisa dal narcotico: l’orsa e chi ne ha seguito la sorte in queste settimane sono stati presi in giro. Del resto, al di là delle parole di dispiacere che forse spenderanno, alla Provincia di Trento – possiamo scommetterci – si sentiranno sollevati, finalmente Daniza è stata tolta di mezzo.

Sappiamo che negli ultimi mesi, forse anni il Progetto Life Ursus – la reintroduzione dell’orso nell’arco alpino – è stato di fatto sconfessato dagli amministratori locali, che anziché sostenerlo e quindi tenere sotto controllo, con le dovute spiegazioni e rassicurazioni razionali, i malumori espressi da una parte della cittadinanza – chi per i danni subiti chi per un’atavica quanto immotivata paura dell’animale selvatico – hanno preferito cavalcare l’avversione montante nelle valli, abbandonando un’idea di vita in montagna, di relazioni con la natura e gli animali che poteva – quella sì – caratterizzare in modo originale e denso di futuro la vita pubblica in Trentino.

Gli amministratori locali, nella gestione della vicenda di Daniza, si sono rivelati vili e incapaci di guardare avanti, di impostare con l’ambiente e gli animali selvatici una relazione nuova, in modo da uscire dalle strettoie del consumismo, dell’uso e dell’abuso del territorio: quelle strettoie che stanno uccidendo la natura e l’ambiente di montagna. Hanno scelto d’essere superficiali e conformisti, di assecondare umori regressivi. Alla fine Daniza è morta e loro – gli amministratori della Provincia di Trento – si sono coperti di ignominia.

Daniza, la sua triste fine, sono lì a testimoniare tutta la loro insipienza.

 

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