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Consiglio d’Europa e FRA: Europa e Italia devono proteggere le persone intersex

Comunicato stampa dell’Associazione Radicale Certi Diritti e di Intersexioni

Roma, 15 maggio 2015

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Seminario presso Azienda-Ospedaliero Universitaria di Careggi, 14 Maggio 2015

Ci congratuliamo con il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa per l’importantissimo studio sui diritti umani delle persone con variazioni intersex“, commenta Morgan Carpenter, presidente di OII Australia (Organizzazione Internazionale Intersex Australia), che in questi giorni è impegnato in un tour di seminari accademici e non, in Italia, organizzato dalla ricercatrice Michela Balocchi e reso possibile grazie ai fondi della sua borsa di ricerca Marie Curie (FP7-PEOPLE-2013-IOF n.627162), con il supporto di Intersexioni e di Certi Diritti.

Il rapporto – continua Carpenter – contiene 8 chiare e semplici raccomandazioni e un’approfondita analisi della situazione attuale. Identifica molte aree cruciali da riformare per migliorare la salute e i diritti umani delle persone con variazioni intersex tra cui la fine di interventi chirurgici «normalizzanti» dannosi e non necessari, nonché la patologizzazione dell’intersessualità. Il rapporto chiede che venga favorita l’autodeterminazione delle persone intersex, la nostra inclusione nella legislazione contro le discriminazioni, il nostro accesso al sistema giudiziario e il nostro coinvolgimento in progetti di ricerca e nell’ideazione di misure di riforma. Infine si chiede flessibilità e autonomia nell’autoidentificazione di genere».

«Il rapporto del Consiglio d’Europa» – aggiunge Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti – «ha il merito di mettere la questione intersessuale al centro dell’agenda europea per i diritti umani, ma il messaggio più importante è che non si debba più parlare di persone intersessuali in loro assenza e che si debba invece sostenere il movimento intersex. Anche per questo Certi Diritti ha eletto suo presidente onorario l’attivista intersex Alessandro Comeni».

Interessanti sono i dati riguardanti l’Italia che emergono dal rapporto dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali  che offre un’approfondita analisi della legislazione e delle politiche degli Stati membri dell’Unione Europea che interessano le persone con variazioni intersex.

Il rapporto sottolinea che le persone intersex potrebbero già essere protette dall’articolo 2 della Costituzione, anche se occorrerebbe una legge ad hoc per evitare di perpetuare la loro invisibilità politica e sociale e garantirne una più efficace protezione. L’obbligo di legge di registrare il sesso del nascituro sul certificato di nascita rafforza l’aspettativa sociale che i bambini debbano essere inquadrati in una categoria sessuale, il che influenza a sua volta la percezione della «necessità» di un trattamento medico qualora le loro caratteristiche sessuali siano atipiche, cosa questa che, quando non necessaria per la salute, viola l’integrità fisica e psichica del bambino. Inoltre ai genitori non viene offerto alcun sostegno psicologico, né alcun sostegno tra pari e spesso nemmeno alcuna informazione sulle associazioni esistenti di genitori e di persone con variazioni nello sviluppo sessuale (p. 4).

«Concordiamo con entrambi i rapporti – concludono Alessandro Comeni e Michela Balocchi, cofondatori di Intersexioni quando affermano che moderni standard medici e giuridici devono improntarsi ai diritti umani delle persone con tratti intersex che rimarranno vulnerabili fintanto che verranno diagnosticati come donne o uomini con un disordine sanitario. Chiediamo al governo Italiano di legiferare immediatamente sul modello maltese per assicurare i diritti umani delle persone con variazioni intersex».

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