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L’intervento di pattrice jones a Firenze

L’INTERVENTO di PATTRICE JONES a FIRENZE (18 Marzo 2014)

ovvero

Il piatto al sangue del patriarcato.
Come specismo, abilismo, riproducentrismo si alimentano reciprocamente.

nella traduzione e adattamento di Daniela Brunelli

Mi chiamo Pattrice Jones, dal ’76 vivo in un rifugio per animali gestito da personale lgbt.

La mia esperienza è cominciata con un coming out lesbico: dire no ai desideri imposti, per me significava dire “no, io non voglio un ragazzo!”. Questo gesto rappresentava la liberazione del desiderio. Tutti i rapporti tra le persone sono in discussione.

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Ci accusano dicendo che per troppa empatia verso chi soffre non riusciamo a dormire e trascuriamo noi stessi. Ma il mondo è solcato dalle guerre, la violenza sulle persone avanza, il clima è impazzito. L’ambiente viene distrutto e con l’ambiente vengono distrutti i nostri legami con la natura.

Questi fenomeni ci fanno sospettare che tutto sia interconnesso: ci sono forze che ci portano a infliggere danni agli umani e alla natura, e di certo voi non volete vivere in un mondo del genere.
Abbiamo bisogno di riparare le relazioni di ogni sorta, affinché si possano risolvere tutti i problemi, e così suggerirò qualcosa per aiutarvi in questo intento.

Da quando ho 15  anni ho posto e sto ponendo il mio interesse sulle questioni legate alla teoria e alla pratica dell’attivismo, che ci conducono al cambiamento della realtà. E l’ecologia, come ho scoperto, è quanto di più reale! Se vogliamo risultati veri, dobbiamo volgere il nostro sguardo alla natura e poi decidere cosa fare.

Tutto ciò che le persone fanno ad altre persone,  agli altri animali o alla natura, si svolge nel contesto di sistemi: sistemi fisici, come l’ecosistema e l’economia oppure sistemi sociali.
I fisici dicono che non possiamo comprendere il mondo fisico senza prestare attenzione alle relazioni che vigono tra diversi elementi; coloro che studiano le scienze sociali affermano la stessa cosa riguardo alle persone: non si possono comprendere le persone se si trascura la conoscenza dei sistemi in cui vivono.

Dunque è opportuno tenere presenti questi sistemi per poter applicare le nostre strategie.
Ora vi esporrò qualche idea che vi aiuti a pensare a queste connessioni.

La prima di queste  è l’intersezionalità, una parola lunga, ma facile da comprendere: le prime a parlarne sono le donne statunitensi appartenenti al movimento delle femministe nere. Concepire la razza ed il genere separatamente non spiega l’esperienza delle donne nere: sul lavoro, ad esempio, esse subiscono forme di discriminazione che non sono subite da donne bianche o da uomini neri. Dunque si assiste ad un’interazione reciproca tra queste due forme di discriminazione e si tratta di un’operazione di moltiplicazione piuttosto che di somma, una sorta di sinergia o reazione chimica.

Possiamo dunque constatare che le diverse forme di oppressione siano interconnesse, è impossibile scinderle.

I fattori che danno origine a discriminazione sono molteplici: orientamento sessuale, disabilità, lo stato di immigrazione.
E così qualche eco-femminista ha cominciato a considerare tutte queste forme di discriminazione.
I trattamenti subiti dagli animali e le diverse forme di oppressione si rafforzano reciprocamente.
Sessismo e omofobia non sono separabili, analizzando l’omofobia e anche la transfobia, scopriamo che non sono fenomeni distinti: non c’è bisogno di essere omosessuale per subire l’omofobia, né di essere trans per subire la transfobia. Potete essere aggrediti e persino uccisi per strada a causa dell’omofobia, senza che dentro di voi ci sia il desiderio di avere un rapporto con una persona del vostro stesso sesso. Per quale ragione succede questo?

Ciò che vi rende vulnerabili alla discriminazione o persino alla violenza da parte degli omotransfobici è l’atteggiamento di trasgressione delle norme di genere.
Non parliamo dunque unicamente del pregiudizio che si ha nei confronti di persone gay, lesbiche o trans, bensì del rapporto tra il sistema di genere e il patriarcato.

Non riusciremo ad ottenere la liberazione di persone lesbiche, gay, bisex, trans finché permetteremo che il patriarcato resti integro.

Un altro punto molto importante dell’intersezionalità è che le intersezioni creano delle strutture e tengono insieme queste strutture come fossero giunture/articolazioni, dunque, se vogliamo scardinare il sistema, dobbiamo compromettere le giunture che lo tengono unito saldamente; questo ci porterà ad un effettivo cambiamento.

Come individuare queste interconnessioni/intersezioni? Pensiamo ad un altro strumento concettuale… Se volete scardinare il sistema, dovete scardinarne le giunture!

Alcune studiose ecofemministe sostengono che la logica del dominio sia presente sia nella struttura del sistema sociale che nella nostra psicologia: tutti gli individui cresciuti in Europa o negli Stati Uniti, cresciuti dunque secondo questa logica, la percepiscono come naturale, percepiscono una forma di dualismo opposto.
Maschi vs femmine, umani vs animali, cultura vs natura, mente vs corpo, ragione vs sentimento… Questi sono elementi visti come diversi ed opposti tra loro. Inoltre questa logica non si limita unicamente a creare binomi opposti, ma a favorire uno dei due elementi sopra l’altro: pensiamo alla dicotomia maschio femmina, che esclude a priori le persone intersessuali.

Come può il maschio della specie essere l’esatto opposto della femmina della (stessa) specie, quando condividono il 90% del DNA? Come quando sentiamo dire “è del genere opposto”…

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Constatiamo che gli esseri umani sono animali, una tipologia di animale, quindi come possono essere l’opposto di un animale? Siamo animali sociali ed è nella natura di animali sociali creare la cultura. Dunque come può la cultura essere l’opposto della natura?

Io sono anche una psicologa e vi assicuro che nel nostro cervello non c’è alcuna differenza tra il pensiero ed il sentimento. Avete forse mai provato un sentimento senza pensarlo, in totale assenza di pensiero?

La logica del dominio crea connessioni tra chi si crede superiore e chi è ritenuto inferiore, il maschio sarebbe razionale e la femmina emotiva, i neri sarebbero più vicini alla natura, se si vuole opprimere qualcuno lo si tratta da animale…. Qui si vedono le connessioni tra le forme di oppressione!

Secondo questa logica qualsiasi cosa che viene dal corpo dev’essere soppressa e da qui nasce la repressione dell’eros. Questo ci fa staccare da noi stessi e dagli altri, ci impone di non parlare delle emozioni per essere presi sul serio, ci insegna a reprimere i nostri corpi e quelli degli altri.

Un modo per vedere la connessione tra una forma d’ oppressione e l’altra è quello di concentrarsi su una di esse, analizzarne il riverbero e comprendere in quale misura essa possa sostenere altre forme di oppressione.

Pensando ai vari utilizzi degli animali, primo fra tutti quello dell’alimentazione umana, quando chiedo cosa ne pensino le persone, mi rispondono che non ci pensano. Forse da piccoli ci hanno pensato, sono stati male quando i genitori hanno detto loro che l’hamburger prima era una mucca. All’inizio hanno pianto, non volevano mangiare una mucca, ma i genitori hanno loro insegnato a non piangere per questo, a non pensarci, a fare finta di niente e continuare a mangiarla.
E così sono diventati insensibili, incapaci di vedere o comprendere le sofferenze degli altri.

Se pensiamo all’oppressione che le persone esercitano su altre persone, capiamo che la consuetudine che porta a non prestare attenzione alle sofferenze altrui è molto pericolosa.

Siamo allevati a scegliere di non pensare. Non è che non sappiamo: siamo allenati a non curarci di chi sta soffrendo. E questo pericoloso modo di venire allenati è quello che ci permette di usufruire di prodotti che sono il frutto dello sfruttamento e della schiavitù, è quello che permette alle persone di andare in guerra non pensando a chi verrà ucciso; è ciò che permette allo stupratore di ottenere soddisfazione senza preoccuparsi dello stato d’animo della vittima; è quanto accade anche nell’acquantaince rape (violenza sessuale con presunto consenso)! Dopo questo genere di crimine, commesso specialmente da giovani uomini, i colpevoli dicono “non avevo notato!“: probabilmente, invece, si erano resi conto della situazione, ma per lo stesso meccanismo sono riusciti a fregarsene.
In questi casi, è innescato esattamente lo stesso meccanismo.

Quanto ai modi in cui le persone giustificano lo sfruttamento degli animali, mi vengono in mente principalmente tre cose:

La prima è che un* non prova nemmeno a giustificare, il suo motto è “faccio tutto quello che riesco a fare“.
La seconda è “Dio li ha fatti per noi“, e questo è valso e vale tutt’oggi per legittimare varie forme di oppressione.
La terza è dire “gli umani sono superiori a qualsiasi altra specie“.

Questa terza cosa si compone di due elementi, il primo è l’eccezionalismo: si parte dal presupposto che qualcuno possa venire “esentato” da questo sistema di sopraffazione; l’altro elemento è il sentirsi in quanto (animali-)umani “speciali”, diversi e dunque superiori rispetto agli altri animali.

Un altro aspetto dell’oppressione è l’invisibilità: gli sfruttati spariscono nel prodotto dello sfruttamento, sangue e sudore entrano nel prodotto, ad esempio le mucche spariscono nel latte o nella bistecca.

Ci sono persone che come scelta etica decidono di non mangiare carne, eppure bevono latte. Ma da dove pensano che venga questo latte, dal seno di una donna? E’ latte di una mucca che è stata ingravidata e poi non ha potuto nemmeno adempiere al suo compito di mamma: dopo una giornata il vitellino le è stato sottratto per essere ucciso. Dopodiché lei viene munta con aggressivi macchinari industriali quando è ancora in lutto per la perdita del suo piccolo. Questo accade anno dopo anno, finché è esausta e a questo punto viene uccisa lei stessa per poterne sfruttare la carne. C’è dunque in realtà una grandissima sofferenza dietro la produzione del latte, ma le persone continuano a berlo, oppure a consumarlo nei derivati, senza vedere tale sofferenza.

Chi ha una posizione di privilegio spesso non la vede: se la vedesse non potrebbe convivere con tale consapevolezza. La maggior parte degli eterosessuali ad esempio non pensava che  potersi sposare fosse un privilegio. Nonostante io odi l’istituzione del matrimonio, riconosco che ci siano vantaggi economici legati ad esso.

Nell’ambito del patriarcato, la riproduzione ha un ruolo centrale e in questo la donna viene ridotta allo strumento per mezzo del quale la dinastia può proseguire. Riprodursi è obbligatorio, è la cosa più importante: questo è l’atteggiamento opposto a ciò che è ecologico, ecosostenibile.

Gli animali limitano la propria riproduzione ai fini di tutela ambientale.
Ma il riproducentrismo fa in modo che le donne non fertili si sentano da meno rispetto a quelle che invece possono generare prole, fa sentire da meno tutte e tutti coloro che non sono eterosessuali. In tutto ciò, è l’uomo ad avere il potere decisionale: decide quando è il momento di avere figli e anche animali, stabilisce cosa sarà di loro in futuro. Una volta che la donna mette alla luce i suoi (di lui) figli, l’uomo decide perfino cosa ne sarà di lei.

Questo controllo della riproduzione è il cuore del sessismo e anche dello specismo.

Ogni forma di controllo sugli animali li forza a riprodursi, gli animali non possono scegliere di vivere in base al proprio orientamento sessuale, non possono ovviare all’eterosessualità richiesta: sono condannati allo sfruttamento della riproduzione imposto dal padrone, che trae profitto dalla loro sofferenza.

Gli animali sono stati il primo capitale, ce lo dimostra la radice della parola capitale: viene dalla parola “caput“, capo di bestiame.

Il capitalismo moderno richiede riproduzione continua, devono nascere sempre più lavoratori, sempre più produttivi, o crollerà il sistema.

I desideri sono messi al servizio di un sistema che vuole negare i nostri istinti animali: essendo sopraffatti dalla logica del dominio, dimentichiamo il corpo, separiamo i diversi elementi, le diverse condizioni e noi non riusciamo a smontare la casa, a scardinare il sistema; al contrario, favorendo le connessioni, saremo maggiormente in grado di smontare la struttura lavorando insieme su questi progetti, edificheremo ponti tra i movimenti, così tutti avremo più partecipanti, e i progetti comuni ci permetteranno di ottenere due o tre obiettivi in una volta, e anche se non troviamo quei progetti bisogna tenere a mente le connessioni, qualsiasi cosa stiamo facendo.
Questo è un lavoraccio, probabilmente tanto arduo quanto è stato per voi seguirmi in questo discorso!

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Torniamo al desiderio di cui parlavamo all’inizio. C’è una femminista lesbica nera di nome Audre Lorde, che ci ha parlato di due cose importanti: gli attrezzi del padrone non smonteranno mai la casa del padrone, dobbiamo rifiutare la logica del dominio, perché se lavoriamo dentro questa logica, che prevede la ragione sopra tutto il resto, il rifiuto del corpo ed una visione separata, non riusciremo mai a smantellare la casa.

Audre Lorde ha scritto anche sulle forme d’uso dell’eros: con eros non intendeva solo il sesso, ma anche un desiderio profondo che risiede in tutti noi, poiché siamo animali e vogliamo essere profondamente connessi con il nostro ecosistema, e siccome siamo animali sociali, vogliamo profondamente essere connessi l’uno con l’altro e con tutti gli altri insieme.

Questo desiderio di connessione è la nostra più preziosa risorsa, che si rivela rinnovabile perché è insita in noi, si rigenera ogni mattina; anche se non le prestiamo attenzione, c’è comunque. Ma se le prestiamo attenzione, otterremo energia, e saremo anche in grado di vedere le connessioni.

Inoltre, c’è un “plus”, un valore aggiunto: quello che vuole ciascuno di noi è anche ciò che vuole il resto del mondo! Quindi se riusciamo a trovare progetti che siano “consistenti”, che riparino le relazioni, la biosfera resterà con noi e io credo che la biosfera sia più potente dei governi.

Grazie per avermi ascoltata.

 

***

Daniela Brunelli 

Originaria della bizantina Ravenna, attualmente frequenta la Facoltà di Lingue, letterature e studi interculturali di Firenze. Entrata a far parte a fine 2012 del GGG* Firenze, gruppo libero ed indipendente, dove raccoglie le informazioni e si fa le ossa per partecipare attivamente alla lotta contro la discriminazione degli orientamenti sessuali, della violenza di genere, a favore della demolizione dei ruoli di genere, della distruzione dell’egemonia del patriarcato, dell’effettiva emancipazione di donne e uomini, che ha sempre avvertito come una necessaria battaglia quotidiana. Ha pensato di combinare la sua passione per le lingue con la condivisione di ideali relativi all’autodeterminazione dell’individuo, al fine di aumentare la diffusione e la fruibilità di idee e documenti tramite la traduzione.

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