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Perché dobbiamo proteggere i bambini intersex

Perché dobbiamo proteggere i bambini intersex.
La chirurgia cosmetica genitale o di riassegnazione del sesso sui bambini intersessuali ̬ semplicemente sbagliata РCaso Chiuso

di Hida Viloria 

traduzione di Elena Gallina per intersexioni, l’articolo in lingua originale è pubblicato su Advocate.com

Qualche settimana fa ho testimoniato, in qualità di esperta nel programma TV  “Caso Cerrado” (Caso chiuso). È simile a The People’s Court (o all’italiano Forum, NdT) ma in spagnolo, ed è il primo programma TV su una rete televisiva in spagnolo ad essere stato nominato per un Emmy Award.

Ero piuttosto impaurita perché il “caso” avrebbe deciso se i genitali di un bambino intersex sarebbero stati operati o meno.
La madre citava in giudizio il marito, padre del bambino, per non aver concesso l’autorizzazione alla riduzione chirurgica della clitoride del figlio di due anni. È la stessa operazione chiamata “mutilazione genitale femminile” quando eseguita su bambine africane e fuorilegge negli Stati Uniti. La stessa operazione cui sono molto felice di essere scampata.

Nonostante non si trattasse di un vero caso giudiziario, ma di un arbitrato che non avrebbe prodotto un precedente legale, la famiglia era reale e avrebbe dovuto attenersi a quel che l’arbitro avesse deliberato. Ugh. Ero grata dell’opportunità di influenzare l’esito, ma anche orripilata perché non avevo idea della direzione in cui la decisione sarebbe andata: accettazione per questo bimbo o accettazione di ciò che alcuni di noi chiamano mutilazione genitale intersex.

La puntata non è ancora andata in onda, perciò, senza scendere nel dettaglio, dirò soltanto che ero elettrizzata dal risultato. L’arbitro, l’avvocato cubano Ana Maria Polo, era evidentemente bene informata su tutti gli aspetti dell’argomento e comprendeva la natura discriminatoria degli argomenti a supporto dell’operazione. È stato di grande sollievo e un segno di quanta strada abbia fatto la consapevolezza sulle persone intersex.

Spero che il risultato sarà simile anche nel processo in corso nel South Carolina, dove i genitori di un bambino intersex hanno fatto causa ai dottori e ai dipendenti statali coinvolti nell’operazione eseguita su di lui prima che venisse adottato. La corte federale ha rigettato le istanze per il non luogo a procedere, concludendo che le operazioni superflue eseguite sul bambino potrebbero essere incostituzionali. M.C., così è noto il bimbo alla stampa, è nato intersex, con genitali atipici, ed i suoi medici hanno deciso che dovessero essere ricostruiti chirurgicamente per ottenere un corpo tipicamente maschile o femminile. Hanno scelto per il femminile e raccomandato le operazioni necessarie agli operatori del dipartimento dei servizi sociali, tutori di M.C. all’epoca, senza informarli dei rischi medici e psicologici esistenti o del fatto che l’operazione fosse clinicamente non necessaria.

Le mancanze dei medici nel fornire informazioni adeguate per il consenso informato è parte delle ragioni per cui la causa è possibile. Fortunatamente, sono oggi disponibili risorse che i medici possono condividere con i genitori dei neonati intersex, come ad esempio Your Beautiful Child: Information for Parents (Il tuo bellissimo bimbo: informazioni per genitori), per fornire tutta l’informazione necessaria che non è stata offerta in questo caso.
Ma sfortunatamente per M.C., i suoi tutori, all’epoca, non erano bene informati e seguirono le raccomandazioni dei medici.

E mentre molti sono scioccati da questo caso, è un esempio tipico di ciò a cui le persone intersex nelle nazioni del “primo mondo” sono state sottoposte per più di mezzo secolo, dacché questa pratica è stata ideata negli Stati Uniti. Gli adulti sottoposti da bambini a queste operazioni stanno informando da 20 anni medici ed esperti dei danni che hanno sofferto come risultato (in privato, nell’ambiente accademico, sui media popolari), ma i dottori non hanno sinora voluto cambiare le loro pratiche in risposta a questo flusso di informazioni.

Ma forse daranno ascolto a qualcun altro. Le Nazioni Unite hanno recentemente riconosciuto, lo scorso febbraio, gli irreversibili danni fisici e psicologici causati dalla chirurgia genitale non consensuale sui bambini intersex, condannando tale pratica. I genitori di M.C. si sono fatti avanti non solo a supporto di loro figlio (che sapevano essere intersex quando lo adottarono), ma delle persone intersex in generale.

In un video diffuso dal Southern Poverty Law Center, una delle organizzazioni che gestiscono il caso, insieme ad Advocates for Informed Choice e due studi legali, Pamela Crawford ha dichiarato: “Eseguendo questa operazione inutile, lo Stato e i medici hanno detto a M.C. che non era accettabile o degno d’affetto così com’era. “Lo hanno sfigurato perché non sono riusciti ad accettarlo per quello che era, non perché avesse bisogno di un’operazione“.

M.C., che oggi ha 8 anni, si identifica come maschio, e fa domande sulle parti del corpo che avrebbe avuto senza la chirurgia. E mentre il danno a lui inflitto non potrà mai essere riparato, i Crawford hanno intentato questa causa per cercare di porre fine a questi abusi. Dice Pam Crawford: “Darei qualunque cosa perché questo non fosse successo a nostro figlio. Non voglio succeda a nessun altro bambino”.

Neanche io lo voglio. Alterare i genitali dei bambini intersex senza il loro consenso è sbagliato, a prescindere dal fatto che gli esperti medici li definiscano “inadeguati” o “anormali“. Come ho fatto notare una volta a un dottore che aveva usato questi termini, non chiamiamo i bambini insolitamente intelligenti “anormali” e ancor meno li operiamo per rimuovere le loro differenze rispetto alla norma. Definire anormali i tratti intersex è già sufficientemente stigmatizzante e carico di pregiudizio, ma usare il pregiudizio per giustificare l’eliminazione di tratti fisici che non piacciono a qualcuno (senza il consenso né la necessità medica) è una forma di discriminazione paurosamente simile all’eugenetica.

Hida Viloria è presidente di OII, la più grande organizzazione mondiale a supporto delle persone intersex, e direttore della filiale americana, OII-USA. Ha scritto su temi legati all’intersessualità su Ms., The Global Herald, CNN.com, the American Journal of Bioethics e altri, ed è stata ospite in numerosi programmi TV, da 20/20 a Oprah. Potete leggere il suo blog, Intersex and Out.

 

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