Essere trans non è una malattia, lettera a Novaradio
Pubblichiamo la lettera che abbiamo inviato a Novaradio il 7 Febbraio 2024 in relazione ad uno spazio che la radio ha giustamente dedicato alla questione trans nel periodo delle ispezioni ministeriali all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi, ringraziando la redazione giornalistica per aver accolto le nostre indicazioni di modifica al loro articolo di lancio.
Gentile redazione di Novaradio,
Mi chiamo Daria Campriani, sono un’attivista trans del collettivo intersexioni e scrivo anche a nome del gruppo di cui faccio parte. Ho ascoltato l’intervista “Il centro per l’incongruenza di genere? Fondamentale per evitare ai giovani anni di sofferenze, silenzi e paure che ho patito io”, andata in onda il 25 gennaio scorso.
Apprezziamo molto che abbiate dato spazio al tema con una lunga intervista ad una persona direttamente interessata e coinvolta, Asia Raoufi, che ha anche condiviso generosamente la propria esperienza. Sono momenti importanti per fare informazione su un tema negletto e bistrattato. Sentiamo però la necessità di rettificare alcune affermazioni fatte dal giornalista, Riccardo Pinzauti, che all’inizio dell’intervista parla della nostra dimensione esistenziale dicendo, testualmente: “Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’OMS, [essere una persona trans] è una malattia a tutti gli effetti”. Questa definizione è non solo impropria ma anche errata.
Intanto, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) non è l’OMS, ovvero l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Proprio l’OMS nel 2022 pubblica una revisione della classificazione internazionale delle malattie (International Classification of Diseases, ICD-11), che introduce l’espressione “incongruenza di genere”, in luogo della precedente disforia di genere, per evitare ulteriori patologizzazioni.
Per ciò che concerne l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), vorrei ricordare il rilevante lavoro costituito dal portale www.infotrans.it, che l’ISS ha fatto insieme all’UNAR (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e alle varie organizzazioni che si occupano sul territorio della tutela dei diritti delle persone trans, tra le quali figura anche intersexioni.
Rimando a quel sito tuttз coloro che volessero avere informazioni corrette sulla nostra realtà, dal punto di vista clinico, giuridico, sociale, psicologico e di tutela. Proprio nel portale, alla voce “Informazioni generali”, “Chi è una persona transgender?”, si legge: “Essere transgender è una condizione normale e non è una malattia. Alcune persone transgender (ma non tutte), vivendo una situazione di disagio, decidono di intervenire sul proprio corpo per renderlo più simile a come si sentono con trattamenti ormonali e/o con interventi chirurgici. La condizione per cui una persona presenta un’identità di genere diversa dal genere assegnato alla nascita si definisce anche incongruenza di genere.”
Essere una persona trans può richiedere uno stato di attenzione clinica, con l’uso di farmaci e chirurgia. Allo stato attuale, il fatto che questa dimensione trovi ancora spazio nel manuale clinico-diagnostico internazionale incide sulla possibilità di avere prestazioni sanitarie dedicate anche in quei contesti in cui è necessaria una copertura assicurativa.
Per fare ulteriore chiarezza, è utile dare la definizione condivisa di incongruenza di genere, ovvero: l’incoerenza tra il genere che viene assegnato alla nascita in base alla morfologia sessuale e alle aspettative sociali e la propria identità di genere, cioè la percezione di sé come donna, come uomo o altrǝ [1].
Proprio in questo periodo in cui il Governo italiano ha mostrato intolleranza nei confronti delle persone trans e gettato un’aura di discredito nei confronti di un’eccellenza nell’ambito clinico per la presa in carico delle persone adolescenti trans, ovvero l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi a Firenze, e che ha ribadito l’opportunità, del tutto ideologica e priva di riscontro scientifico, di far seguire lз bambinз transgender e gender diverse da unǝ neuropsichiatra, è davvero preoccupante ritrovare la narrazione delle persone trans come malate, come affette da una patologia mentale, narrazione che al contempo rinforza la retorica che qualcunǝ possa essere natǝ in un corpo sbagliato.
Tutto questo ricorda i tempi, non troppo lontani, in cui nelle versioni precedenti rispetto all’attuale DSM-V (il manuale diagnostico-statistico delle malattie mentali), si trovava la definizione della persona trans come affetta da un disturbo dell’identità di genere. Questa definizione, assai patologizzante, paragonava la nostra realtà alla schizofrenia e ci dipingeva come persone affette da una forma di alienazione mentale. Una visione che ci ha vessatз per anni.
Siamo statз costrettз a dimostrare a tuttз coloro da cui il nostro percorso di affermazione di genere dipendeva, di essere realmente donne o uomini, sotto la luce inquisitoria di igienisti mentali che controllavano l’accesso alle risorse farmaceutiche e chirurgiche a noi necessarie attraverso test psichiatrici basati su stereotipi di genere soggetti ai cambiamenti socio-culturali. Erano tempi in cui eravamo costrettз alla sterilizzazione forzata per evitare che potessimo riprodurci e soggettз alla perdita della capacità genitoriale attraverso sentenze di rettificazione del nome e del sesso che la cassavano, con la giustificazione di voler difendere lo sviluppo psicosociale dellз figlз. Dietro il processo di depatologizzazione che sta alla base della nuova espressione di incongruenza di genere, sta tutto questo; e noi persone trans e gender diverse vogliamo lasciarcelo alle spalle.
1. Questa definizione può essere ricostruita in base a quanto si trova scritto nel portale dell’ISS, poco prima riportato.
Nell’International Classification of Diseases n.11: “Gender Incongruence of Adolescence and Adulthood is characterised by a marked and persistent incongruence between an individual´s experienced gender and the assigned sex.”, https://icd.who.int/browse11/l-m/en, 17, Gender incongruence, HA60 Gender incongruence of adolescence or adulthood.
Negli Standards of Care version 8, le linee guida del WPATH, l’organizzazione mondiale per la tutela della salute delle persone trans: “In this document, we use the phrase transgender and gender diverse (TGD) to be as broad and comprehensive as possible in describing members of the many varied communities that exist globally of people with gender identities or expressions that differ from the gender socially attributed to the sex assigned to them at birth.”, WPATH, Standards of Care for the Health of Transgender and Gender Diverse People, Version 8, S11.