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CANI: deformità di razza pura

di Michela Angelini 

pubblicato su anguane il 3 Agosto 2013

breeds-of-dogs-variation-within-species-300x201Secondo la Federazione internazionale delle associazioni di allevatori canini (FCI), l’obiettivo dell’allevamento canino è produrre cani in salute con struttura e mentalità tipica della razza, cani che possano vivere una vita lunga e felice per il benessere e il piacere del proprietario e della società e del cane stesso (1).

L’allevamento sottostà a un regolamento in cui si legge:

i cani in perfetta salute, in termini di ereditarietà, sono quelli che trasmettono le caratteristiche dello standard di una razza, il suo tipo ed il suo temperamento e non presentano alcun difetto ereditario sostanziale che potrebbe minacciare l’aspetto funzionale della loro progenie. I cani che presentano dei difetti eliminatori, come un temperamento malsano, una sordità od una cecità congenita, labbro leporino, palato spaccato, delle malformazioni notorie della mascella o dei difetti dentali pronunciati, un’atrofia progressiva della retina, i cani che soffrono di epilessia, i cani criptorchidi, monorchidi, albini, affetti da displasia severa accertata dell’anca oppure dei cani che presentano dei colori di pelo non desiderati  non possono essere utilizzati per l’allevamento” (2).

Perché proprietario e società dovrebbero beneficiare della salute del cane prima del cane stesso? Chi decide quando un difetto ereditario è “sostanziale” e quando un cane è, in realtà, escluso dalla riproduzione?

Una strada per tentare di rispondere a queste domande la troviamo grazie alla visione del documentario della BBCPedigree Dog Exposed”, che fa un’attenta analisi delle conseguenze della selezione canina negli ultimi due secoli:

inizialmente e fino all’ottocento, i cani venivano allevati per funzioni pratiche, come la caccia, la guardia o qualsiasi altro lavoro che un cane potesse eseguire e, per poter svolgere questi compiti, era d’obbligo un’eccellente salute ed una perfetta funzionalità organica e meccanica. Dal 1800 in poi il sodalizio uomo – cane, che durava da migliaia di anni, si trasforma. Il cane diventa animale da compagnia, un status symbol, un vezzo, un ornamento da sfilata e, di conseguenza, l’uomo inizia a manipolarne la genetica, attraverso la selezione, mirando alla sola espressione di nuovi caratteri estetici, a scapito di quelli funzionali. Il premio per i vanitosi allevatori sarà la possibilità di uscire vincitori da rassegne canine, anch’esse nate nell’800, che renderanno il soggetto vincitore famoso, di pregio, richiesto riproduttore e nuovo oggetto di desiderio per la nuova borghesia vittoriana”.

Modificazioni della morfologia canina in 100 anni di mostre  

Come si evince da questi screen shot, presi dal documentario Pedigree Dog Exposed, l’ambizione di poter creare il cane progettato sulla carta ha portato, in appena 100 anni, alla comparsa di animali completamente diversi dai propri antenati. Consiglio anche la visione del breve documentario sulle modificazioni avvenute nel carlino, visibile qui.

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L’inbreeding

Come è stato possibile ottenere modificazioni di questa portata in appena 100 anni di lavoro? Grazie all’inbreeding, o inincrocio.

Il metodo più sbrigativo per eliminare caratteri estetici non desiderati e per fissare caratteristiche fisiche desiderabili (dall’allevatore) è l’accoppiamento tra consanguinei (di solito tra fratelli o nonni – nipoti) perché, appunto, permette di mescolare geni di soggetti geneticamente molto simili. Grazie a questo metodo possono essere eliminati geni dominanti permettendo l’espressione di geni recessivi che, diversamente, resterebbero silenziati. Restringendo sempre di più i geni trasmissibili da una generazione a quella seguente, si ottengono razze dalla struttura genetica ripetibile, meglio note come “razze pure”.

La tecnica dell”inbreeding è stata utilizzata al punto che i 10000 carlini che vivono in Gran Bretagna discendono da appena 50 cani.

L’incrocio è, però, un’arma a doppio taglio; con tale sistema infatti, non possiamo scegliere quali geni recessivi far esprimere e quali no e, spesso, vengono espressi geni che determinano problemi di salute e che, una volta fissati, verranno inesorabilmente trasmessi alla prole al pari di quelle caratteristiche fisiche che ci permettono di distinguere con tanta facilità una razza dall’altra.

Attualmente un cane di razza su quattro soffre di gravi problemi congeniti quali ipotiroidismo, epilessia, allergie, patologie cardiache o displasia dell’anca. Ognuna delle 50 razze più comuni è a rischio di un qualche problema genetico, causa di sofferenza per l’animale. Ad esempio i Labrador Retrivers sono predisposti a patologie ossee, emofilia, neoplasie, epilessia e degenerazione retinica.

Nessuna razza è esente. Qui è stato raccolto un database da cui è possibile risalire a tutte le patologie ereditarie che affliggono le razze canine. Per il Labrador le patologie elencate sono 39.

Secondo la ricercatrice genetista Dr. Elaine Ostrander, membro del team che ha pubblicato la sequenza genomica del cane

l’esplosione delle razze canine avvenuta nei due secoli scorsi rappresenta, forse, uno dei più grandi esperimenti genetici mai condotti dall’uomo” 

e, inoltre, grazie alle genealogie (Studio dell’origine e della discendenza) ben documentate, il compito di individuare le mutazioni che causano le malattie o i geni che stanno alla base di taglia, colore del mantello o carattere risulta relativamente semplice.

Si apre così un nuovo capitolo medico, che chiudo subito, riguardante lo studio delle malattie genetiche del cane per far luce su meccanismi patogenetici alla base delle malattie che colpiscono gli umani. Infatti, le dieci patologie più diffuse nei cani sono le stesse che affliggono la nostra specie: cancro, epilessia, allergie e malattie cardiache. Inoltre, i cani, vivendo a stretto contatto con noi, condividono gli stessi nostri fattori di rischio ambientali.

Mostri alle mostre 

Chi acquista un cane di razza pura contribuisce alla spesa di 30 milioni di sterline, sborsata settimanalmente nel Regno Unito per la cura delle patologie di cui questi animali sono portatori (3), con la speranza di potersi guadagnare un podio a quelle famose rassegne canine dove sfilano soggetti tutt’altro che in salute.

Nel sopracitato documentario vengono presentati due casi degni di nota:

– il primo è quello di un pastore tedesco i cui posteriori, selezionati per ribassare al massimo il posteriore, determinano un’andatura completamente anomala (fig.2) ed un soggetto che non è praticamente più in grado di correre;

– il secondo è quello di un pechinese che, nonostante interventi chirurgici alla gola per problemi (genetici) di respirazione, ha comunque vinto la più importante rassegna canina inglese diventando, sicuramente, un riproduttore molto richiesto. Per alcune patologie, quando la prevalenza della malattia genetica comincia ad essere critica è previsto un programma di monitoraggio per escludere i soggetti portatori dalla riproduzione. Questo avviene, ad esempio, per la displasia dell’anca, ma non può certo essere applicato a tutte le 39 patologie genetiche evidenziate nel Labrador Retriver.

La verità è che i cani elevati dall’uomo allo status di razza pura, devono rassegnarsi a convivere con le patologie di cui sono portatori.

Nell’esempio che riportavo, i problemi respiratori del pechinese sono causati dall’estremo appiattimento del muso che ruba spazio alla sede delle prime vie aeree, rendendo difficoltoso il passaggio d’aria: la selezione di un carattere estetico ha determinato un problema anatomico collaterale. Ma c’è un caso ancora peggiore. Può lo standard di razza elevare un carattere che comporta patologie come principale segno distintivo della razza?

In Pedigree Dog Exposed, un’allevatrice dichiara che “Rhodesian Ridgeback sarebbe un Rhodesian senza la cresta”. Lo standard di razza, infatti, cita:

la particolarità del Rhodesian Ridgeback è la presenza di una cresta sul dorso, formata da pelo che cresce in direzione opposta al resto del mantello. La cresta e’ considerata l’emblema della razza: essa deve essere ben delineata, affusolata e simmetrica, deve iniziare immediatamente dietro le spalle e continuare fino al punto di prominenza delle anche”.

Qualora il cane non presentasse la cresta, il codice etico del Club Rhodesian Ridgeback impone che i cuccioli non possano riprodursi e, pur sostenendo chi decide di sterilizzare i cani, ritiene sia diritto dell’allevatore la soppressione dei soggetti senza cresta.

Mentre gli allevatori condannano l’assenza di cresta come una tara genetica gravissima, la medicina ha collegato tale cresta alla presenza di una patologia che, nella sua espressione più grave, costringe all’eutanasia del cane perché troppo dolorosa: il seno dermoide. Nessuno dei soggetti senza cresta ha mai sviluppato la malattia.

Il quadro evidenziato da quanto esposto e dall’inchiesta della BBC è piuttosto chiaro

Un pugno di associazioni decide gli obiettivi da raggiungere con la selezione, formulati soprattutto su basi estetiche. Gli allevatori usano ogni metodo loro disponibile per creare il soggetto perfetto. Non ci son regole che escludano dai concorsi canini soggetti portatori di malattie genetiche e, spesso, il non far riprodurre cani malati resta un consiglio dato nelle segrete stanze di uno studio veterinario: non esistono reali divieti, finché il cane rientra nello standard di razza“.

Conseguenze del documentario 

La denuncia della BBC non poteva che portare a delle reazioni, sia da parte delle istituzioni che da parte del Kennel Club. A tre settimane dalla messa in onda del programma, è stata vietata l’eliminazione dei cuccioli non conformi allo standard di razza, sono stati rivisti alcuni aspetti degli standard di razza per cercare di ridurre l’espressione di caratteristiche estreme ed è stato bannato l’accoppiamento genitore – figlio e fratello – sorella da parte del Kennel Cub che, pur ammettendo l’alto grado di consanguineità nelle razze canine, dichiara che non c’è evidenza scientifica che correli miglioramenti di salute e longevità con la riduzione della consanguineità.

Il Kennel Club non ha il potere di imporsi sulle associazioni di razza. Come dichiarato in Pedigree Dog Exposed, il Kennel Club è l’unico strumento di controllo della selezione e, se diventasse troppo reazionario, perderebbe il supporto della maggioranza diventando ininfluente nelle regole che formano gli standard di razza.

Nel 2011 il Kennel Club ha registrato un dalmata, che presentava nella sua genealogia un parente di razza pointer. Lo scopo di questa operazione era la reintroduzione di un gene eliminato con la selezione del dalmata moderno, senza il quale tale razza è predisposta alla formazione di calcoli urinari. Il Club inglese dei Dalmata ha impedito che questo cane, ritenuto un incrocio, si accoppiasse con Dalmata puri che, in questo modo, restano predisposti alla formazione di calcoli urinari.

A seguito di un secondo documentario della BBC, il Kennel Club dichiara che ci sono problemi molto seri che riguardano la salute del cane e del benessere animale ma la stragrande maggioranza degli allevatori non si fa tanti scrupoli nel proseguire la propria opera.

Gli standard di razza rivisti dal Kennel Club, con supervisione veterinaria, puntano all’eliminazione di quelle caratteristiche ritenute esagerate come musi eccessivamente corti o rughe esagerate. Anche se il Kennel Club ha investito nella ricerca per evidenziare le malattie di origine ereditaria, cercando di sviluppare test che permettano di evidenziare gli animali portatori, in assenza di normativa specifica, nulla obbliga agli allevatori di dar precedenza alla moda sulla salute. Per cercare d’ovviare a questo problema, il Kennel Club promuove la presenza di veterinari alle mostre canine che vigilino sull’effettiva salute canina.

Nel 2010 le autorità del Regno Unito hanno proibito ai giudici di premiare cani afflitti da tratti morfologici tali da ridurre “la vitalità, la salute, la fitness dell’animale”.

In Italia, intanto, le raccomandazioni del Comitato bioetico per la veterinaria, presentate già a fine 2008 in Parlamento sono rimaste lettera morta (4).

Certo, passi importanti sono stati fatti, ma resta comunque un fatto inconfutabile: la variabilità genetica nei cani di razza è ridotta al minimo, le malattie geneticamente trasmissibili sono cresciute in modo esponenziale, a causa della selezione selvaggia. Occorrerebbe una presa di coscienza ed attuare un importante rimescolamento tra razze per ri-arricchire quel patrimonio genetico che abbiamo ridotto all’osso, restituendo dignità e salute ai cani.

Può l’uomo rinunciare alle pieghe dello Sharpei, al muso schiacciato del Carlino e del Pechinese, al buffo muso del Bull Dog o alla cresta del Rhodesian? Siamo disposti a scambiare l’identità che abbiamo imposto alle varie razze con salute e dignità?

Oramai le patologie di razza sono diventate come delle note scritte in piccolo sul pedigree. Chi sceglie un cane di razza sceglie, spesso consapevolmente, un animale che avrà bisogno di cure specifiche e la chirurgia estetica nei pet fa passi da gigante (5).

In fondo se un Pechinese non respira perché non ridurre un po’ quegli esagerati tessuti molli che ostruiscono la gola? (L’esagerato schiacciamento del muso ha prodotto un vero e proprio collasso delle prime vie aeree. L’animale, per la carente ossigenazione e faticando a mantenere una corretta termoregolazione, può essere soggetto a colpi di calore).

Se uno Sharpei non ci vede per le pieghe eccessive, perché non fare un po’ di taglia e cuci per ridargli la vista? (Il ripiegamento può essere tale da determinare entropion, ovvero la palpebra si ripiega all’interno, andando a sfregare continuamente contro la cornea, determinando inevitabili infezioni).

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E se le pieghe di un Basset Hound sono esagerate e sede di ferite ed infezioni? Si eliminano! Perché, poi, non aprire le narici di quel Carlini, che faticano a tirar fiato (La selezione ha portato alcune razze, come Carlino e Sharpei, ad aver narici estremamente ridotte, con conseguenti problemi di respirazione)?

Poi c’è il botox, utile per distendere quelle antipatiche rughe che diverse razze hanno sul muso, così difficili da trattare con antibiotici locali quando si infettano. E quei cani che non hanno una chiusura corretta del morso? Sono perfetti, basta correggerli con l’apparecchio dentale!

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Se il cane ingrassa troppo possiamo sempre portarlo a fare una bella seduta di liposuzione (frequente negli USA, dove il 40% dei cani risulta sovrappeso).

Poi già che ci siamo possiamo ridare virilità a quei cani castrati mettendo due bei “neuticles (18) 18” al posto dei testicoli. Se le orecchie cadono possiamo inserire due pratici impianti in silicone per tenerle belle dritte e se la mammella dopo il parto è cadente possiamo sempre ridurla un po’ con il bisturi.

Poi c’è la devocalizzazione (consentita in diversi stati USA), in caso il nostro cucciolo infastidisca i vicini, non vorremmo mai qualcuno sporgesse denuncia per il suo comportamento maleducato (6).

Il confine tra intervento a salvaguardia della salute e intervento per avere i toys dei nostri sogni è breve: un esempio su tutti è l’impianto di finti testicoli di silicone, i neuticles, il cui prezzo va da 119$ a 599$, per non infastidire quei padroni per cui la mancanza di mascolinità nei propri fedeli amici può essere un problema. Sono stati impiantati più di 148,000 testicoli di silicone nel mondo, solitamente l’impianto riguarda cani (ma ne esistono anche per cavalli, tori e gatti). Secondo Gregg Miller, inventore della protesi, gli animali non si accorgono del cambiamento quando il testicolo viene sostituito dal neuticle, ma il proprietario ha un cane dall’identità inconfutabilmente maschile quando va al parco. Diverse persone non avrebbero castrato il cane se non ci fosse stata la possibilità di impiantare i neuticles, per questo ritiene di contribuire al lavoro di contenimento della popolazione canina.

Il dottor Shulman, chirurgo estetico dell’Animal Medical Center of Southern California, dichiara che, essendo i pet membri della famiglia, è giusto che (chi può permetterselo) sfrutti le tecnologie disponibili e le competenze veterinarie per dare ai propri beniamini una miglior qualità della vita. Pur sconsigliando di intervenire senza fondate ragioni mediche, dichiara che non è raro che i cani vengano sottoposti a chirurgie estetiche completamente inutili e a volte ci rimettono anche la vita.

Il veterinario brasiliano Edgar Brito, famoso per interventi estetici sugli animali, si chiede: “se le tecniche e i prodotti consentono di applicare agli animali quello che funziona per gli uomini perché non farlo?”.

E, allora, perché vietare ad un bel dobermann di essere ancora più bello portando le orecchie ancora più dritte, grazie all’impianto di protesi in silicone o perché impedire il tatuaggio agli oltre 2000 cani che, ad oggi in Italia, possono sfilare mostrando il loro bel tatoo, anche grazie alla rasatura permanente del pelo?

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Volendo rispondere alle domande che ponevo all’inizio, credo che nessuno di quelli che ha messo mano alla genetica canina, si sia soffermato sul significato di “difetto ereditario sostanziale” e che, a tutt’oggi, allevatori e associazioni di razza amino minimizzare tutti i problemi di salute e tendano a ritenere difetti ereditari sostanziali solo ed esclusivamente quelli che escono dai canoni estetici che essi stessi desiderano.

La smania di entrare a far parte, sfruttando il proprio animale, di quella elite da concorso canino, sviluppa una serie di “ingegni” utili al raggiro dei criteri d’ammissione. Perché non presentare il mio perfetto pastore tedesco ai concorsi, cui non potrebbe prendere parte per quell’insignificante depigmentazione, tatuabile, del naso? Chi mi vieta di impiantare un neuticle ad un cane monorchide, di fare una plastica ad un labbro leporino o di raddrizzare la dentatura storta con un’apparecchio ai denti?

Il delirio di bellezza dei padroni viene trasferito sugli animali che, dopo due secoli di maltrattamento genetico, oggi sono anche costretti a subire dolorosi e spesso inutili interventi estetici, in nome della vanità umana.

Oramai è diventata ovvia la risposta alla prima domanda. Con quanto qui esposto pare chiaro il motivo per cui il benessere del cane finisce dopo quello del proprietario e della società. Il cane deve adattarsi ai desideri del padrone, non può che essere un Dalmata con le macchie, uno Sharpei con le pieghe o un Rhodesian con la cresta. Il cane deve imparare che in appartamento non si abbaia, a costo di vedersi abbassato il volume chirurgicamente. Il cane deve incarnare la virilità, cui tanto tiene questa società, mostrando i suoi testicoli anche quando sono ormai stati rimossi. La società non è interessata ad aver cani sani, ci hanno insegnato che “la sterilizzazione riduce l’incidenza dei tumori mammari”, ma non che aumenta il rischio di emangiosarcoma o d’ipotiroidismo. Sappiamo di poter trovare la razza perfetta per noi e compatibile con il nostro stile di vita, anche se non ci dicono tutte le patologie-omaggio con cui ci dovremo confrontare.

Le malattie canine trainano anche l’economia. Oltre al giro di soldi per le cure e le chirurgie estetiche, le grandi multinazionali del petfood stanno iniziando a produrre mangimi specifici per razza, illudendoci di porre una toppa a quei problemi metabolici che abbiamo così sapientemente selezionato. Poi c’è il mondo degli accessori inventati appositamente per compensare le esagerazioni anatomiche, come gli “snoods”, che i Cocker Spaniel indossano per non sporcarsi le lunghissime orecchie e non ferirsele scuotendo la testa.

Pasqualino Santori, veterinario comportamentalista e presidente del Comitato bioetico per la veterinaria, dichiara:

una società che si vanta di essere attenta agli animali invece trascura i loro bisogni più elementari. Non si accorge del loro malessere”. Gli acquirenti dovrebbero sapere quali sono i rischi cui forse vanno incontro, e quindi poter firmare un consenso informato. Sarebbe una cosa sacrosanta. Ma sfortunatamente troppo distante dall’atteggiamento consumistico che abbiamo nei confronti degli animali.

Un ultimo pensiero va a quel signore con i baffetti che visse su questa terra a metà dello scorso secolo. Chissà che faccia farebbe sapendo quanti mali porta la consanguineità alla razza pura e, di contro, di quanta ottima salute godano quei meticci fuori modab che affollano i canili. Pensateci prima di scegliere il vostro prossimo amico a quattro zampe.

Note

(1)  FCI – INTERNATIONAL BREEDING STRATEGIES

(2) ENCI – REGOLAMENTO INTERNAZIONALE DI ALLEVAMENTO 

(3) Il fatto quotidiano, Animali e maltrattamento genetico: belli da morire di Vanna Brocca, 28 maggio 2013.

(4) Idem.

(5) La chirurgia plastica è un settore in forte espansione nel mercato degli animali da compagnia, la spesa supera i 50 miliardi di dollari (American Pet Products Association, 2011). 

(6) “Lifting da cani” 2011; “Sit. Stay. Nip. Tuck.: ‘Cosmetic’ surgery helps pets overcome serious medical issues” 2013; “Cutting-Edge Canines: The World of Dog Plastic Surgery“, 2013.

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