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La comunità LGBTI in Georgia ancora sotto attacco

GeorgiaTbilisi Musya Qeburia

Musya Qeburia – Georgia, muri della capitale Tbilisi

 

La comunità LGBTI in Georgia ancora sotto attacco

Tbilisi, Georgia

traduzione di Roberta Granelli per intersexioni

In Georgia Maggio è stato ufficialmente dichiarato il mese della ‘caccia’ alla comunità LGBTI a seguito degli eventi accaduti il 17 di quel mese nel 2013, quando la violenta dispersione della pacifica manifestazione di attiviste/i LGBTI è stata vissuta come uno shock.

Dietro la folle ‘caccia’ c’era la più ricca macchina ideologica del paese – la Chiesa Ortodossa Georgiana: le masse, incitate dalle benedizioni del suo capo, il Patriarca, hanno attaccato fisicamente e con particolare entusiasmo i partecipanti alla manifestazione (nel video i/le manifestanti vengono sottratti all’aggressione e scortati all’interno del pulmino giallo)

Lo Stato, d’altra parte, ha coronato gli atti di violenza, poiché non una sola persona è stata punita per l’aggressione contro gli attivisti LGBTI.

Tuttavia, la storia non è finita quel giorno e durante tutto il mese sono diventate vittime degli attacchi non solo le persone della comunità LGBTI, ma qualsiasi persona che indossasse vestiti colorati, jeans strappati, o che avesse un taglio di capelli ‘strano’ o non si conformasse agli standard eteronormativi dominanti della società.

I maschi protettori della religione e della nazione, supportati dalla fervente interazione tra Stato e Chiesa e dalla sindrome dell’impunità, sono diventati ogni anno sempre più aggressivi, i loro attacchi ai componenti della comunità LGBTI sono diventati sempre più brutali.

Quest’anno, 2016, non ha fatto eccezione e l’apertura della stagione di ‘caccia’ è stata preceduta dall’iniziativa costituzionale per la definizione della famiglia.

Attualmente il Parlamento, sta discutendo, con grande entusiasmo, la formulazione dell’emendamento costituzionale che sottolinea l’importanza di definire la famiglia come “l’unione di un uomo e una donna” all’interno della stessa Costituzione. Nel corso delle udienze del Comitato al Parlamento, i deputati, con un linguaggio offensivo e violento hanno invitato i membri della comunità LGBTI, intervenuti in merito, a lasciare il paese.

La fase successiva si è manifestata con il rifiuto della piazza, da parte del Ministero degli Interni, alle/agli attivisti LGBTI. Diverse settimane prima del 17 maggio quest* avevano informato il ministero che avrebbero voluto organizzare una manifestazione sulla strada principale di Tbilisi e avevano perciò richiesto garanzie di protezione. Il ministero si è rifiutato di adempiere ai suoi obblighi costituzionali che prevedono la garanzia del diritto di manifestare e l’obbligo di fornire una protezione. La ragione è che lo stesso giorno era stata indetta la manifestazione per proteggere la “santità della famiglia”. L’ evento è stato creato artificialmente dopo i fatti del 17 maggio 2013, per impedire che le persone LGBTI manifestino anche questo solo giorno all’anno.

10 attivisti della comunità LGBTI, pur lasciati soli dalla comunità stessa, hanno deciso di utilizzare gli stencil con le scritte “l’amore ha tutti i colori” e “Amore è amore” sulla residenza del Patriarca. Lo Stato in questo caso si è rivelato ‘molto efficace’ e ha subito arrestato tutti e dieci gli attivisti. Ad oggi i processi giudiziari sono ancora in corso.

La ‘caccia’ di maggio di quest’anno è iniziata il 25 aprile con l’assalto violento ad un componente della comunità LGBTI perché indossava un orecchino.

Il 29 aprile il personale di un’organizzazione LGBT (LGBT Georgia), è stato attaccato: una sera dopo aver lasciato l’ufficio, mentre tornavano a casa, discutevano di sessualità e la menzione della parola “eterosessuale” è stata sufficiente per venire attaccati da alcuni passanti sconosciuti.

Il 20 maggio un dipendente di un’altra organizzazione LGBT (Temida), che stava camminando con due suoi amici, è stato attaccato da una persona, che ha iniziato a sputargli addosso e imprecandogli contro, insultandoli, non permettendo loro di continuare a piedi e minacciandoli di violenza fisica.

Il 21 maggio due membri della comunità sono stati attaccati con armi. Tre sconosciuti li hanno insultati per poi ferirli con un coltello. Uno di loro è stato ferito alla schiena e un altro alla gamba. Una delle vittime ha dovuto essere sottoposta a un’operazione urgente.

Per concludere il mese di maggio, l’attacco a una caffetteria vegana ha causato ulteriore disperazione all’interno della comunità LGBTI. Un gruppo di neo-nazisti si è precipitato all’interno del bar con salsicce e carne alla brace, facendola cadere nei piatti dei clienti, sbeffeggiandoli ed insultandoli verbalmente. Sentendo il frastuono dell’aggressione, un gruppo di vicini è arrivato nella caffetteria e invece di scagliarsi contro gli aggressori ha cominciato ad attaccare le vittime accusandole di essere causa di tensioni. Uno dei membri del personale del bar è stato picchiato da uno dei vicini con un bastone, un altro membro dello staff è stato trascinato per i capelli. Ci sono stati anche spari d’arma da fuoco, di cui non è stata capita la provenienza. E la polizia? Quando la polizia è arrivata le tensioni erano ormai terminate. Quando gli agenti hanno visto che il personale e i clienti del bar avevano un aspetto ‘diverso’ dovuto al loro taglio di capelli, ai piercing ed ai vestiti, uno di loro ha deciso che erano stati loro ad aver commesso o istigato i reati. Ad oggi è in corso un’indagine penale sull’accaduto.

Quanto sopra è solo un breve elenco dei fatti di violenza. Le persone LGBTI continuano a subire molestie, bullismo, umiliazioni, aggressività e insulti degradanti, ad ogni loro passo. La società è stracolma di disgusto e di intolleranza e le violenze ne sono la riprova quotidiana. Non c’è forza politica del paese o struttura statale, che abbia pubblicamente il coraggio di dire una parola o anche solo esprimere la volontà di proteggere le persone LGBTI. Non ci sono luoghi pubblici o spazi in cui la comunità LGBTI possa sentirsi al sicuro. La comunità LGBTI è cosciente di essere completamente ignorata da parte dello Stato e della società civile in generale e di essere inoltre sottoposta a manipolazioni politiche. L’attivismo è di fatto confinato in ambienti ristretti e si è quasi completamente disperso.

Questo sta accadendo in un paese che ha esplicitamente dichiarato di voler ispirarsi ad i principi europei (nettamente opposti a quelli russi che da sempre hanno caratterizzato la politica georgiana) e ha quindi l’obbligo di garantire diritti civili e parità di protezione per tutte le comunità.

Questo è un paese, in cui la lotta per l’amore LGBTI è ancora un lusso poiché la preoccupazione principale della comunità è quella di lottare per la sopravvivenza fisica.

Autoria: kk

Traduzione dal Georgiano all’Inglese: td

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