You Are Here: Home » Intersex » Dal Puledro al Bambino: intersessuali al margine del sistema

Dal Puledro al Bambino: intersessuali al margine del sistema

hermpride_chiocciolinadi Michela Angelini 

pubblicato su anguane il 30 Novembre 2012 

Per gli amanti degli animali la nascita di un piccolo è sicuramente il momento emotivamente piĂą toccante. Nella mia esperienza da veterinaria ho avuto il privilegio di assistere a diverse nascite di puledrini: prima arriva lo scroscio dovuto alla rottura delle acque, poi le contrazioni spingono pian piano il nascituro verso l’esterno. Di li a poco ci sarĂ  un esserino tutto bagnato, accovacciato vicino la madre, pronta a fornire le prime amorevoli cure. Questo è il momento in cui, forse, è per tutti palese che le barriere di specie non sono poi così alte come crediamo: l’empatia tra questa madre e questo figlio non è diversa da quella umana.

Di li a pochi giorni, dapprima traballante, poi stabile e forte, il puledrino sarĂ  pronto per correre attorno la mamma ed esplorare il piccolo recinto, o box, in cui vive, dove resterĂ  per non piĂą di sei mesi perchĂ©, poi, dovrĂ  seguire il suo percorso di normale animale da reddito, facendo guadagnare soldi al proprietario correndo o contribuendo al concepimento di nuovi puledri, come stallone o come fattrice. Prima di abbandonare quel box, o recinto, i puledri andranno microchippati e iscritti, come maschi o femmine, all’anagrafe equina.

Nella primavera del 2011, però, succede una cosa insolita: nasce, da una fattrice da trotto, un(a) puledrin@ intersex, ermafrodita, o come lo definirebbe la terminologia medica un DSD, un disordine dello sviluppo sessuale. Il “piccolo DSD”, che non ho avuto purtroppo il piacere di conoscere, me lo immagino simpatico e curioso. Sicuramente fa la stessa vita di qualsiasi puledrin@ della sua età: dorme, si alza in piedi, va a poppare e saltella per il box vocalizzando i suoi primi, timidi, nitriti.

Il “piccolo DSD” è però sfortunato: di tutte le forme di intersessualitĂ  che potevano capitargli si è beccato proprio quella piĂą evidente. Osservandolo, anche l’occhio meno esperto avrebbe notato la presenza di quel piccolo pene vicino la vulva.

Posso solo immaginare l’imbarazzo del proprietario, nel chiedere il da farsi al veterinario, mentre il “piccolo DSD” fa la sua grassa poppata, ignaro di quel che sta succedendo al di lĂ  dell’inferriata del box: “Come si fa? Lo devo iscrivere come maschio o come femmina?”. Sicuramente il veterinario, l’avrĂ  informato che, quello che ha davanti, non è un soggetto fertile, nĂ© da femmina nĂ© da maschio, quindi non potrĂ  mai essere nĂ© fattrice nĂ© stallone. “Non si poteva vedere dall’ecografia questa cosa?”, “Non potevamo liberarci di questo mostro prima che nascesse?”, “Proprio a me doveva capitare questa “sfortuna”?”, si sarĂ  chiesto il proprietario.

So che, spinto da non so quali intenzioni, il veterinario ha proposto di intervenire chirurgicamente sul povero “piccolo DSD”. Io, però, lo immagino con la bavina alla bocca, mentre pensa alla pubblicazione scientifica che potrebbe fare amputando quell’imbarazzante pene – clitoride, plasmando una femmina normale, dotata di una normale, perfetta, meravigliosa vulva. Subito dopo avrebbe eliminato le gonadi, per evitare qualsiasi influsso ormonale di quel buffo organo, che non Ă© ovaio nĂ© testicolo. Lo so, nella sua mente stava giĂ  nascendo l’immagine di un semidio, vestito da chirurgo plastico. In fondo un chirurgo plastico che fa, se non nascondere imperfezioni, rendendo piĂą nella norma chi si sente diverso? L’unica differenza tra il nostro improvvisato chirurgo plastico veterinario ed un chirurgo plastico per umani, è che l’ignaro “piccolo DSD”, a differenza di un ipotetico paziente umano, non si sente affatto diverso, anormale, brutto o strano. Salta, annusa il mondo circostante, guarda curioso quel che accade lì attorno. Però potrebbe non qualificarsi alle corse e, sterile, non avrebbe alcun altro possibile utilizzo. Il piccolo “DSD” viene, così, abbattuto.

L’intersessualitĂ , nel mondo animale, non è evento così raro come si può pensare, solo, a differenza di ciò che accade nell’uomo, spesso passa inosservata e registrata come “infertilità” in bovini, ovini ed altri animali da reddito, colpevoli di non compiere il loro mestiere di generatori di figli, e quindi di latte, o perchĂ© hanno comportamenti simili a quelli del sesso opposto. Come per il “piccolo DSD”, diventano animali non produttivi e finiscono al macello, senza che l’allevatore si ponga troppe domande.

C’è però una specie animale che, a mio avviso, se la passa peggio di tutte quando si tratta di intersessualitĂ : l’uomo.

I medici, osservando e studiando le persone intersessuali, hanno stilato una lista di diversi casi che portano a, quelli che loro chiamano, appunto, disordini dello sviluppo sessuale:

– Mosaicismo cromosomico ( no xx, no xy), 1 su 1.666 nati

– Klinefelter (xxy) 1 su 1.000 nati

– Sindrome da insensibilitĂ  agli androgeni (o sindrome di Morris) 1 su 13.000 nati

– Parziale sindrome da insensibilitĂ  agli androgeni 1 su 130.000 nati

– Ovotestis (o vero ermafrodita) 1 su 83.000

L’intersessualitĂ , termine che preferisco a “DSD” perchĂ© puzza meno di patologia, Ă© una naturale variante sessualeche, noi umani, vogliamo eliminare perchĂ© non accettiamo nulla che vada oltre la biblica immagine di un Adamo, maschio virile e di una Eva, femmina fertile.

I dubbi che attanagliavano proprietario e veterinario del “piccolo DSD” sono gli stessi che hanno portato la classe medica ad ideare quel sistema di “normalizzazione – invisibilizzazione” ancora in voga oggi: aborti preventivi di quelle forme di intersessualitĂ  diagnosticabili durante la vita fetale ed interventi chirurgici e ormonali su quei neonati che presentano genitali non conformi alla norma, anche se non necessariamente appaiono ambigui.

In Italia siamo, come al solito, ignoranti riguardo certe tematiche e, basandoci su una concezione di sesso e identitĂ  di genere estremamente antiquata, ci sentiamo in dovere, di donare la felicitĂ  a questi bambini giocando al chirurgo plastico con questi corpicini inermi modificandoli piĂą e piĂą volte. I bambini crescono e gli interventi di normalizzazione – invisibilizzazione dovranno esser ripetuti almeno fino alla pubertĂ .

I nostri medici, ignorando che l’identitĂ  di genere, la nostra anima di donna o uomo, non dipende nĂ© dal sesso, nĂ© dall’educazione impartita, consigliano ai genitori di nascondere tutto al bambino, di non parlare con nessuno dei farmaci che prende e degli interventi chirurgici che ha fatto e farĂ .

Il bambino crescerà, così, malato, senza sapere di che “malattia” è portatore e punito per ogni comportamento non congruente al genere imposto dal medico urologo.

“Potrebbe essere cancro?”, “Morirò presto senza questi farmaci?”, “Forse morirò comunque da un giorno all’altro?”. Queste sono le domande che si pone un ragazzino intersex, quando comincia a capire di essere in cura per qualcosa di così brutto da non poter esser nominato.

Crescendo, una persona intersex normalizzata al femminile (solo perchĂ© chirurgicamente è piĂą semplice) potrebbe sviluppare un’identitĂ  di genere maschile, sentirsi uomo, perchĂ© questa è la sua natura. Chi glielo spiega, a questo punto, che la legge 164/82 esclude le persone intersessuali dal percorso di adeguamento del sesso*?

Chi nasce con anomalie genitali, pur non avendo problemi di alcun tipo, viene messo automaticamente nella categoria “mostri da riparare o nascondere”. I genitori, schiavi di una mentalità che prevede solo vestitini o rosa o blu, non vengono formati per accettare la natura del piccolo ed imparare a crescerlo serenamente ma, convinti da improvvisati medici esperti di intersessualità, finiranno per accettare che il proprio bimbo, da embrione, sia da abortire o, da neonato, sia da plagiare, prima nel corpo, poi nella mente.

L’intersessualitĂ  è, come il transgenderismo, una malattia creata da una societĂ  che non è disposta ad accettare che sesso e genere sono categorie tenute in piedi solo dalle nostre menti stereotipate. Ogni individuo, con il suo modo unico di esprimere sesso, genere ed orientamento sessuale, è una diversa tonalitĂ  di colore di un arcobaleno di varianti, che non prevede quelle gabbie in cui costringiamo i diversi da noi per allontanarli dalle nostre paure.

 

APPROFONDIMENTI:

Intersex horse found on Ontario farm

Hermaphrodite Horses Baffle the Racing Community

Laparoscopic Gonadectomy in Two Intersex Warmblood Horses

L’invisibilizzazione dell’intersessualitĂ  in Italia

L’1,7% delle nascite presenta casi d’intersessualitĂ  ed è un dato rilevante

 

About The Author

intersexioni
Number of Entries : 289

intersexioni - info@intersexioni.it

Scroll to top

Sito web by: Koris web agency