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Straniere al welfare. Una catena senza frontiere

di Sabrina Marchetti in ingenere 20 Settembre 2012

Welfare transnazionale è un’espressione accattivante, che mette insieme  due parole chiave del dibattito degli ultimi anni sulle riforme sociali e sulle migrazioni. Ma cosa si nasconde veramente dietro a questa formula? Ecco finalmente un saggio che risponde alla domanda chiarendo cosa c’è in gioco quando si parla di welfare in modo transnazionale. Il libro è il punto di arrivo di un percorso di pratiche e di ricerca che ha più di qualche anno alle sue spalle1, e costituisce il primo saggio dedicato interamente alla questione del welfare transnazionale, discutendone sia gli aspetti teorici che quelli pratici, affrontandone i limiti come le potenzialità.

Il filo rosso della discussione è abilmente condotto dalle curatrici che nell’introduzione chiariscono l’obiettivo del libro: ossia quello di «esplorare la possibile “dimensione esterna†della politica sociale rivolta all’inclusione dei migranti e alla loro valorizzazione come produttori di welfare». Nel far ciò, le curatrici fanno propria l’esigenza di superare la dicotomia fra paese di origine e paese di destinazione quando si parla di migrazioni. Al contrario la prospettiva del welfare transnazionale si basa sulla convinzione che vi sia un’interdipendenza fra i sistemi sociali «su entrambe le sponde» del processo migratorio e che, di conseguenza, vi sia anche la necessità di una loro co-gestione.

Il contributo di Flavia Piperno illustra le teorie che fanno da sfondo all’approccio del welfare transnazionale. Prendendo le mosse dal pensiero di Ulrich Beck e Edgar Grande, Piperno propone di adottare una prospettiva “cosmopolita†per superare la divisione fra fautori e oppositori del nesso fra migrazioni e sviluppo, concentrandosi piuttosto sulla formazione di una sfera comune d’interessi fra paesi di origine e di arrivo dei migranti. È necessario infatti riformulare la nostra concezione del welfare come redistribuzione di ricchezza all’interno dello stato-nazione, spostando l’attenzione sulla necessità di risorse esterne, da parte dei welfare nazionali, per poter funzionare. Piperno si confronta anche con il problema che esiste in paesi a forte emigrazione femminile di un drenaggio delle risorse disponibili per la cura famigliare e per il lavoro in ambito sanitario, al quale corrisponde un guadagno netto in paesi, come l’Italia, che “risparmiano†risorse pubbliche grazie all’impiego privatistico di lavoratrici straniere.

Il saggio Mara Tognetti Bordogna entra nel vivo della descrizione di questo “welfare delle connessioniâ€, alternativo sia al welfare mix fra pubblico e privato che al welfare familistico basato sul “badantatoâ€. Elementi propulsori di questo rinnovato approccio non sono tanto le politiche istituzionali, quanto le spinte dal basso da parte di organizzazioni non profit e delle famiglie transnazionali. Proprio partendo dalle esperienze descritte nel volume, Tognetti Bordogna, individua alcune tipologie di welfare transnazionale: il welfare transnazionale informale, prodotto direttamente dai migranti a favore di chi è rimasto nel paese di origine, essenzialmente attraverso le rimesse; quello del terzo settore, attivato dalle cooperative sociali grazie a finanziamenti pubblici; ancora, quello mutualistico o della capacitazione, organizzato dalle associazioni dei migranti per sostenersi reciprocamente (generalmente finalizzato all’integrazione nei contesti di arrivo ma che si sostiene mediante una rete ramificata di rapporti con i paesi di origine); il welfare transnazionale pubblico che avviene nell’ambito di progetti di cooperazione decentrata; quello promosso dai paesi di origine dei migranti per tutelare i cittadini all’estero; e infine quello grigio o illegale che corrisponde all’aiuto offerto ai migranti, in modo non sempre regolare, nella ricerca di lavoro o nell’ottenimento di documenti.

 Eleonore Kofman e Parvati Raghuran, note autrici internazionali, focalizzano il loro contributo sul paradosso che circonda la mobilità delle donne migranti, come le tante assistenti familiari che lavorano in Italia: nel momento stesso in cui soddisfano un bisogno di cura nel paese di destinazione, occupandosi di anziani, bambini o disabili, creano un vuoto dello stesso tipo nel loro contesto di origine. Il saggio di Kofman e Raghuram si ricollega al dibattito sulle “catene globali della cura†soffermandosi, fra le altre cose, sulla mancanza di garanzie sociali per migranti anziani e quelli di ritorno. Mentre delle politiche comunitarie che possono implementare il welfdare transnazionale tratta il testo che chiude la prima parte del libro, di Giulia Henry e Sara Monterisi.

Nella seconda parte invece si passa alla descrizione delle pratiche, degli esempi concreti di welfare transnazionale. Si parte dall’esperienza che Soleterre conduce dal 2008 a cavallo fra Italia, Ucraina e El Salvador. Con l’apertura di Centri-servizio gemelli a Milano, Chalatenago e L’viv, équipe di psicologi e consulenti legali stanno sperimentando modalità innovative di accompagnamento e supporto per “famiglie transnazionaliâ€, in particolar modo nella pianificazione di ricongiungimenti. Segue l’esempio del Consorzio Gino Matterelli (CGM) per il sostegno e il partenariato fra la cooperazione sociale italiana e quella polacca in cui i temi della cura, del lavoro, dell’assistenza socio-sanitaria sono certamente elementi di comunanza d’interessi. Loredana Ligabue, poi, illustra il significato delle azioni condotte dalla cooperativa ‘Anziani e non solo’ nell’ambito dei progetti Diade, Aspasia, Iqea e Talenti di cura. Realizzati grazie al contributo di fondi europei, questi tre progetti assieme danno l’esempio dell’attuazione concreta di quel transnazionalismo di cui si è parlato, mettendo al centro, ancora una volta, la figura della donna straniera occupata in Italia nell’ambito dell’assistenza domiciliare. Chiude questa seconda parte, e con essa tutto il libro, il saggio di Sebastiano Ceschi sull’Associazione senegalesi bergamaschi. Le attività che quest’associazione è riuscita a sviluppare incarnano il modello prima definito come welfare transnazionale di tipo mutualistico. I duemila soci dell’associazione si offrono sostegno reciproco con opportunità d’investimento a scopo sociale e abitativo in Senegal e, al tempo stesso, con un piano di sostegno di tipo finanziario in caso di malattia e conseguente inabilità al lavoro.

Flavia Piperno e Mara Tognetti Bordogna (a cura di), Welfare transnazionale. La frontiera esterna delle politiche sociali, Ediesse, 2012, 203 pp., 18,00 euro.

1 Per un inquadramento sul tema si veda: Piperno, F. e Boccagni, P., Verso una politica di co-sviluppo sociale attraverso le migrazioni: il caso dell’Ecuador e del Perù, CeSPI working Paper 71/2010; Piperno, F. Welfare e immigrazione. Impatto e sostenibilità dei flussi migratori diretti al settore socio-sanitario e della cura. Risultati di una consultazione tra esperti. CeSPI Working Paper 55/2009,; Torre, A.R., Boccagni, P. e Banfi, L., Piperno, F. Migrazione come questione sociale. Mutamento sociale, politiche e rappresentazioni in Ecuador, Romania e Ucraina, CeSPI Working Paper 57/2009.

 

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